L’anima nell’Oceano, l’Oceano nell’anima

photo © Giancarlo Pedote

di Ercole Giammarco

“Non c’è niente di misterioso
per un marinaio se non il mare stesso,
che è padrone della sua esistenza
e imperscrutabile come il destino”

Joseph Conrad

 

Il Vendée Globe è la regata più tosta del mondo: il giro del globo, in solitaria, percorrendo tutti gli oceani e attraversando Capo di Buona Speranza, Capo Horn e Capo Leeuwin (che solo a scriverli tutti e tre insieme vengono i brividi).

Un solo italiano ha partecipato a questa regata, e l’ha portata a termine nel 2020: si chiama Giancarlo Pedote, ha quarantasette anni, una laurea in filosofia, prima istruttore di windsurf, poi si è innamorato della vela, e dal 2007 della navigazione in solitaria ha fatto la sua vita.

Rizzoli ha appena pubblicato il diario di questa avventura, di questi 80 giorni alle prese con l’ “Everest degli Oceani”, come i velisti chiamano la Vendée Globe. Si intitola L’anima nell’Oceano, i miei 80 giorni al Vendée Globe.

La prima cosa che colpisce è che è scritto molto bene, cosa non scontata per gli autori che non sono professionisti della scrittura ed è un buon segno rispetto alla qualità del libro nel suo complesso se è vero, come scriveva qualcuno che “i limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo” Ludwig Wittgenstein.

photo © Alea

Poi è un libro di formazione, esemplare per chi nella vita o nel lavoro “vuole farcela”: la vittoria che può nascere solo dal sacrificio, l’accettazione dei propri limiti, cadere per rialzarsi, la mostruosa fatica di guardare dentro di noi senza mai abbassare lo sguardo, la speranza come memoria del futuro… insomma tutto quell’armamentario di riflessioni e metafore che farebbero felice un coach aziendale. E non mi meraviglierebbe che Pedote sia già stato invitato da qualche amministratore delegato a spiegare ai suoi manager come bisogna muoversi in azienda, che è un oceano meno romantico, ma non meno ostile di quello acquatico.

Ma soprattutto L’anima nell’Oceano è un libro che parla di un uomo consapevole che nella vita non è mai possibile essere soli, anche quando si naviga in solitaria per ottanta giorni nelle acque più pericolose della Terra.

È questa la chiave di lettura che mi ha più colpito, anche se si legge fra le righe, quasi in filigrana. C’è, in questo grande marinaio, la consapevolezza istintiva che la sua forza individuale si è accesa e si è espressa in modo straordinario solo perché è entrata in contatto con la forza degli altri, della Comunità di cui è parte: la comunità di chi lo ama, la comunità del team che lo ha sostenuto e allenato, della squadra tecnica, degli sponsor, dei genitori che lo hanno educato.

photo © Martina Orsini

È indicativo l’incipit del libro: la partenza è messa a rischio dal Covid, e lui, che praticamente è un super eroe, indossa la mascherina, mantiene le distanze di sicurezza: si attiene alle regole prescritte dalla Comunità, per il bene della Comunità…

Questo bel volume (peraltro corredato di foto fantastiche) poteva anche intitolarsi L’Oceano nell’anima, perché parla di un’anima che è capace di contenere dentro la sua individualità tutto il mondo di cui è e non può non essere parte.

A Giancarlo Pedote è molto chiaro, e fra le righe del suo libro ce lo spiega benissimo, che si vince sempre insieme, anche quando la vittoria consiste nell’attraversare tutti gli oceani in barca a vela, da soli. Che fa la differenza fra un grande narcisista (e francamente non ce ne sarebbe servito uno in più) e una grande personalità.

L’anima nell’Oceano, i miei 80 giorni al Vendée Globe, Mondadori Electa a marchio Rizzoli;
photo © Christophe Breschi per ritratto Giancarlo Pedote