Nelle profondità dell’anima

photo © Mike Maric / Y-40

di Ercole Giammarco

“Dobbiamo trovare qualcuno con cui mangiare e bere
prima di cercare qualcosa da mangiare e da bere,
perché mangiare da solo significa fare la vita di un leone o di un lupo.”
Epicuro

 

Ha degli occhi da ragazzino sveglio e allegro, ma quando risponde alle mie domande lo sguardo diventa concentrato, e un pò malinconico. Mike Maric, classe ’73, prima leggenda mondiale dell’apnea agonistica e oggi coach del respiro per campioni olimpionici, è un uomo che parla sempre dopo aver pensato, mai prima.

Dopo aver visto in anteprima il documentario Broken Breath, nel quale Mike si racconta sullo sfondo di immagini straordinariamente belle – è la prima produzione italiana entrata tra i finalisti dell’Ocean Film Festival World Tour e presentato in anteprima mondiale nel tour italiano – l’ho voluto intervistare perché le emozioni (e le riflessioni) che mi ha procurato chiedevano delle risposte, e le domande non potevo che farle direttamente a lui.

photo © Mike Maric

La passione per il mare gliel’ha trasmessa il padre, che quando era ancora bambino gli regala una maschera e un boccaglio e lo fa giocare con le sue tute di neoprene. Poi il nuoto agonistico, e l’incontro, a 24 anni, con Umberto Pellizzari (detto “il Pelo”), leggenda dell’apnea, che intuisce il suo talento e lo porta nel 2004 a diventare campione del mondo di “Jump Blue”, una forma di apnea con la monopinna che prevede, dopo una discesa a 15 metri, di percorrere il maggior numero di volte possibile i lati di un ideale cubo. Ogni lato, 15 metri.

Subito dopo porta a casa il record nazionale di apnea dinamica (profondità: 150 metri). Insomma, a trent’anni è uno degli apneisti agonisti più forti del mondo. La vita gli sorride. Ma per poco.

L’anno dopo muore incomprensibilmente, durante una battuta di pesca subacquea, Filippo, il suo migliore amico, istruttore di apnea e anche il suo assistente più fidato durante le gare.

La vita di Mike si ferma lì, all’improvviso, e comincia a calare a picco negli abissi della depressione. Dopo un anno tocca il fondo, e capisce che non saranno le performance dell’agonismo estremo a dargli le risposte di cui sente il bisogno. Decide di cercarle altrove. E le trova.

photo © Mike Maric

A volte lo sport estremo è una forma di affermazione esasperata dell’ego. Si superano i propri limiti “contro” qualcosa: un deserto da percorrere a piedi, una cima inviolata da conquistare… L’agonismo diventa così lo specchio di quella ipertrofia dell’Io che secondo qualcuno (Papa Francesco, fra gli altri) è diventata la malattia mortale di questa nostra epoca.

Ma Mike a trent’anni, quando di solito ci si sente immortali, nel pieno del successo e della fama, ormai personaggio noto in tutto il mondo, è inciampato sulla Morte.

Non si è girato dall’altra parte. E il lutto atroce per la perdita di un amico si è trasformato in un dono capace di illuminare la bellezza della vita quando un uomo riesce a viverla in modo autentico.

Scrive il Dalai Lama “quello che mi ha più sorpreso negli uomini dell’Occidente è che vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto”. Dialogare con Mike è come ascoltare un mistico orientale o un filosofo presocratico che però ha la faccia di un ragazzino sveglio e usa le parole semplici delle cose e non delle astrazioni.

“L’apnea mi ha insegnato ad essere acqua nell’acqua” dice in un passaggio del documentario. E in fondo il suo percorso spirituale (lui non lo chiamerebbe mai “percorso spirituale”) parte da lì. Per capire questa frase bisogna guardare la scena in cui nuota in apnea con un branco di delfini. Sono vicinissimi, si sfiorano e giocano con una grazia incantevole. Quella scena mi ha toccato profondamente: non era la performance di un uomo protagonista di una danza con due delfini, ma lo spettacolo della Natura che danzava una danza in cui l’uomo, i delfini, l’acqua erano una cosa sola. Uno spettacolo meraviglioso.

La mia rinascita è cominciato da quell’esperienza a Miami, con un branco di delfini. Lì ho sentito che non esisto in quanto Io, ma solo come parte di un Noi: la Natura è un Noi, come è un Noi la famiglia nella quale sei nato, la squadra con la quale ti alleni…”

Se “confrontarsi con la Natura è il modo più intenso per sentirsi vivi” (sono sempre parole sue), uscire dal proprio guscio e con-dividere la propria vita con gli altri, “dare importanza all’altruismo” (che espressione bella, semplice, antica!) è ciò che permette di avere una vita di senso. Mike parla, concretamente, di progetti comuni: contribuire come cittadini alla salute della Polis, allenare degli atleti mettendo a disposizione la propria esperienza, o fare la propria parte di lavoro per lasciare un mondo migliore di quello che si è trovato…  

È questo che regala amore, passione, energia, perché non sei più Tu e il tuo Progetto, ma sei parte di un progetto, insieme a tutti gli altri”.

photo © Mike Maric

Mike è partito da qui, e poi tutto il resto (un condensato di saggezza non dichiarata ma vissuta) è venuto via facile: se “si resta senza pelle” e si diventa permeabili al mondo, il mondo comincia a parlarci con parole autentiche e impari “che sono le cose più semplici quelle più importanti: respirare, mangiare, essere dentro la Natura. E capisci che dimenticarselo può anche ucciderti”. 

Mike oggi ha quasi cinquant’anni.

Pensi mai alla vecchiaia?

Molto spesso, soprattutto da quando vedo invecchiare le persone che amo.

E come vivi la prospettiva di invecchiare?

Parto da una frase di Elvis, che è un mio Mito: fai sempre cose che ti piacerà ricordare. Così cerco di vivere una vita piena, e di godere i piccoli doni che ogni giorno ti regala, se sai vederli. Poi cerco di fare meno cose, ma di farle bene. E frequento meno persone, solo quelle che hanno cose vere da dirmi. Ora so che non è necessario fare grandi imprese per realizzarsi perché l’importante non è ciò che fai, ma quello che sei. La mia vera, grande impresa sarà riuscire a dare valore alla mia vita lasciando un posto migliore di quello che ho trovato, e nonostante i tempi orribili che stiamo vivendo, questa prospettiva mi dà forza, speranza, gioia, ottimismo.

Mike Maric è noto in tutto il mondo, partecipa a trasmissioni televisive, rilascia interviste, scrive libri. Ma non è un personaggio. È una persona, una grande persona.

photo © Mike Maric